Pinot nero e Alta Langa

Tra tradizione

e vocazione

Il Pinot Nero.
L’enfant terrible.

Vinificare il Pinot Nero è stata – ed è tuttora – una sfida: è un vitigno capriccioso e delicato, difficile da gestire, che risente molto dell’annata e del clima. Ma c’erano le condizioni giuste perché crescesse bene: un terreno sorprendentemente adatto, un microclima favorevole – fresco e con belle escursioni termiche tra il giorno e la notte.

Negli anni abbiamo messo in campo studio, applicazione, innovazione e ricerca: oggi sappiamo come prenderlo, in vigna e in cantina. Lo controlliamo a vista, costantemente, per vendemmiarlo al momento giusto, non appena raggiunge il perfetto equilibrio tra rotondità e acidità: così diventa un vino fresco ed elegante, dal tannino vellutato e morbido. Ma senza esilità: anzi, ha il carattere dei vini piemontesi più longevi, e un grande potenziale di invecchiamento.

L’Alta Langa.
Dove è nato il metodo classico.

Carlo Gancia nell’800 è stato pioniere della grande tradizione spumantistica italiana a Canelli, a poche colline da qui. Per questo nel 2011 abbiamo aderito al Consorzio di Tutela Alta Langa DOCG, custode ed erede di quella tradizione.

Coltivavamo le giuste varietà di uva, Chardonnay e Pinot Nero. Adottavamo già tecniche agricole ed enologiche che riuscivano a enfatizzare la tipicità del nostro terreno: mineralità, freschezza, salinità e sapidità, caratteristiche che esaltano l’eleganza ineguagliabile dei due vitigni.

Rosé Riserva

Con il millesimo 2011 abbiamo celebrato l’inizio di un nuovo capitolo della storia della nostra terra. Da un vigneto di alta collina a marna arenaria del Miocene, l’uva Pinot Nero raccolta a mano ha riposato sui lieviti per 120 mesi in bottiglia Magnum, per sfruttare il rapporto migliore tra microssigenazione del tappo e contenuto del vino.
Il lento e paziente lavoro del tempo ha dato modo al vino di esprimere tutto il suo potenziale: nel 2022 abbiamo sboccato un Rosé con un’evoluzione, una cremosità e una complessità al di fuori delle aspettative.