Trenta milioni di anni fa, il mare si estendeva per tutta la pianura piemontese. Da un lato le rocce si scontravano ed edificavano le Alpi, dall’altro sprofondavano fino a 1000 m di profondità. I sedimenti si depositarono senza sosta sui fondali, organizzati in strati: ciottoli, ghiaia e sabbia decantavano insieme a limo e argilla. Le correnti marine completarono il quadro, trasportando microorganismi e minerali ricchi di magnesio o di potassio.
Impressa nella roccia.
I sedimenti si trasformarono lentamente in rocce e dagli strati composti in prevalenza da limo e argilla si originarono le marne: quando il suolo iniziò a sollevarsi, vennero alla luce e si modellarono nelle nostre colline.
Le radici della vite, entrando in profondità nel terreno, ripercorrono la storia scritta nelle rocce, impressa in ogni strato. Ne estraggono l’essenza, irriproducibile altrove.
Una vocazione da assecondare.
Il suolo della Langa astigiana, leggero e relativamente poco fertile, in combinazione con il microclima ventilato è naturalmente vocato allo Chardonnay e al Pinot Nero.
Alterna marna e sabbia in proporzioni variabili, ed è proprio in questa variabilità che si gioca la nostra essenza.
Mineralità, freschezza, salinità e sapidità.
Quì, marna e sabbia restituiscono queste quattro caratteristiche, alle quali si aggiunge la struttura data dall’argilla, essenziale per i nostri rossi. Ma di metro in metro, il suolo cambia: ogni radice è ottimizzata per il terreno che trova, così ogni clone esprime caratteristiche proprie e uniche, che valorizziamo in vigna con le giuste pratiche agricole, in cantina con la vinificazione separata.
Il Brichetto
Pinot Nero, 2011
Le Banchine
Pinot Nero
Il Fontanino
Pinot Nero, 2019
Mogheub
Chardonnay, 2006
Pantalini
Pinot Nero, 2017
Pratolungo
Pinot Nero, 2008
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